sabato 2 luglio 2011

Inaugurato il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli


  “I santuari sorgono sempre in luoghi molto belli perché lì, diciamo, spira la divinità”. Niente di più condivisibile e calzante di quanto sostenuto dal prof. Filippo Coarelli, l’archeologo che ha fatto da supervisore scientifico ai lavori di restauro e ripristino che hanno portato all’inaugurazione, lo scorso 23 giugno, del Santuario di Ercole Vincitore.
   Il centro di culto religioso, risalente al I sec. a. C., si innalzava infatti sul versante sud della forra dell’Aniene, fuori dalla città, in una posizione strategica a cavallo della via Tiburtina Valeria, principale raccordo tra l’Abruzzo e il Lazio, e con una vista impagabile su Roma. La strada veniva di fatto inglobata nel complesso, unicum nel panorama dei santuari coevi, con una monumentale galleria in muratura, la via Tecta. Un capolavoro dell’ingegneria romana che mostra diversi aspetti innovativi: l’area sacra, con al centro il Tempio, sottolineata su tre lati da portici a due piani (antica idea di Autogrill); potenti sostruzioni costruite per colmare il dislivello orografico della zona; ed un teatro per le rappresentazioni sacre, in asse con il Tempio, da circa 3.600 spettatori. Il tutto occupava un’area immensa, circa tre ettari, come spiegato da Piero Angela, con un Tempio “paragonabile, come grandezza, al Colosseo” (141 x 188 m). Anche se “purtroppo le cose rimaste sono molto poche”. 
   L’analisi dei materiali ha rilevato una significativa presenza del pregevole marmo dell’isola di Paro, attestando così consistenti rapporti con il mondo greco. Tivoli infatti era una fiorente città a vocazione mercantile ed è facile immaginare che notabili locali, arricchitisi grazie ai commerci con il mondo egeo, si servissero di botteghe di scultori della Grecia insulare. L’uso della decima poi, offerta da mercanti e generali vittoriosi, permetteva al santuario tiburtino di disporre di ingenti patrimoni e risorse liquide, tanto da essere in grado di concedere prestiti e ricavarne interessi.
   Col diffondersi del cristianesimo però, l’imperatore Teodosio, nel IV secolo d.C., impose la chiusura di tutti i templi dedicati alle divinità pagane, imponendo al Santuario dedicato ad Ercole - divinità notoriamente protettrice delle vie di transumanza e dei pastori, oltre che degli scambi commerciali - numerose e radicali trasformazioni. Così, la ciclopica opera architettonica, in stato di abbandono, fu utilizzata come “cava di materiali”, fino a diventare, nel Settecento, oggetto di una articolata fase di industrializzazione: da fabbrica di armi della Camera Apostolica a impianto di manifattura della lana; da fonderia di cannoni, voluta nel 1802 da Luciano Bonaparte, a centrale elettrica della Società delle Forze Idrauliche, la quale realizzò il canale Canevari (dall’ingegner Raffaele Canevari) per la raccolta delle acque degli antichi acquedotti e di quelle di scarico della Villa d’Este, al fine di alimentare la centrale elettrica dell’Acquoria, grazie alla quale, il 16 agosto del 1886, Tivoli fu la prima città d’Italia ad essere illuminata con l’energia elettrica, che rifornì subito anche Roma. Infine la “Cartiera Mecenate” di Giuseppe Segré, la cui produzione è cessata solo negli anni ’50 con l’acquisizione dei resti del santuario da parte del demanio.
   Oggi, il progetto di rinascita del Santuario, sostenuto dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio,  prevede il ritorno degli spettacoli nella cavea teatrale antistante il grandioso tempio, riportata alla luce e riadattata con la ricostruzione delle gradinate, nonché l’allestimento di un Antiquarium per la raccolta ed esposizione dei reperti più significativi (sculture e iscrizioni) riemerse dai decennali scavi.
   Fin qui, come ricordato dal Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio Federica Galloni, sono stati spesi circa 15 milioni e mezzo di euro in 3 anni, finanziati per circa 10 milioni dal gioco del Lotto e per 5 milioni con la Legge Finanziaria del 2007.
   Giustamente orgoglioso il Sindaco di Tivoli Sandro Gallotti, per il quale si “restituisce alla nostra trimillenaria città un ulteriore prezioso tassello da aggiungere al cospicuo patrimonio storico ed artistico”, che vede racchiudere in un breve raggio “insieme a Villa d’Este e a Villa Adriana, i nostri due siti Unesco, anche Villa Gregoriana, i templi dell’acropoli, la storica centrale idroelettrica dell’Acquoria e i numerosi resti di ville romane”. Sono intervenuti all’evento pure la Presidente della Regione Lazio Renata Polverini ed il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan.
   Consapevole dell’importanza del nuovo sito tiburtino anche la Presidente Polverini: “stiamo rivedendo tutti i pacchetti turistici del Lazio perché sappiamo che a due passi da Roma ci sono cose altrettanto belle e ricche di storia”. E aggiunge: “in questo Paese abbiamo la responsabilità di recuperare, valorizzare e conservare la storia del mondo”. Le fa eco, a monito, il Ministro Galan: “abbiamo una straordinaria fortuna che ci dobbiamo meritare fino in fondo”.
   Durante la serata Piero Angela ha introdotto il filmato, realizzato insieme a Paco Lanciano, “Un viaggio nel tempo: 2000 anni fa” che ha racconta il Santuario del passato, ed Eugenio Bennato, nel concerto “Grande Sud”, ha suonato la taranta delle tammorre, tamburi che “ritroviamo spesso nelle rappresentazioni ed affreschi della romanità”.  

2 commenti:

  1. Preg.ma Dott.ssa Lorrai
    Le faccio i complimenti per l' interessante e dettagliato articolo. La polverini...beh belle parole, condivisibili. ma ci vorrebbero PIU' FATTI come quello di cui Lei ha scritto. e meno parole.. che l' Italia è un Meraviglioso Museo, anche a cielo aperto, e gli amici della polverini(ma in generale la politica tutta) dovrebbero esaltare e investire in quello che fa grande questo paese.
    buon lavoro e complimenti per il Suo blog :)
    firmato
    Rossana da Firenze

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  2. ps il Signor Angela è sempre un bell' uomo, per lui il tempo non passa mai :)

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